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Un piccolo gruppo di donne, giovanissime e meno giovani sono arrivate sabato alla distribuzione nel nostro centro di Prà. Sono per lo più ucraine in fuga dalla guerra e dalle bombe e i loro occhi lo testimoniano, ma c'è anche qualche signora russa e bielorussa. Ieri lunedì 14/03 hanno iniziato a studiare la lingua e la cultura italiane alla nostra scuola di Prà. Erano contentissime di poter imparare perché forse così hanno la possibilità di uscire dalla confusione e stordimento del momento. O forse come dice Ljudmila "ci permette di non stare tutto il giorno a pensare a come sarà la nostra casa adesso". Badanti che sono mamme e che sono andate a prendere i figli usciti da Kiev sotto le bombe con la colonna della croce rossa per poi fermarsi 10 ore in piedi al confine polacco. Per Daria è difficile raccontare perché i suoi occhi celesti da ventenne si commuovono quando racconta che a Kiev studiava alla facoltà di farmacia e adesso è una profuga che non sa più immaginare il suo futuro. Oppure Anja che ha fatto un viaggio lunghissimo in treno (300km in due giorni) in piedi con gente che stava male, bambini che piangevano e i finestrini oscurati per non essere un bersaglio delle bombe che sentivano scoppiare tutto intorno a loro. In treno si poteva portare una sola valigia ed è stato difficile scegliere cosa metterci dentro , tutta una vita in una sola valigia. E poi Tatjana, badante ucraina a Genova che ha accolto in casa i suoi parenti, ma è sempre triste perché il figlio è rimasto a combattere e non è voluto venire via. Eppure dice "mi fa bene aiutare i miei parenti perché se faccio il bene sono sicura che mi ritorna e il Signore proteggerà mio figlio". Queste donne fanno parte di una classe in cui sono presenti anche russi e bielorussi: assieme hanno detto che la guerra è sempre sbagliata e che la gente vuole la pace, perché tutti hanno parenti e amici da una parte e dall’altra del conflitto.




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