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Dare voce alla pace. É il nostro impegno per costruire un mondo più solidale e fraterno nel tempo doloroso della pandemia. La guerra, nonostante la prepotente irruzione del coronavirus, non é scomparsa dal nostro mondo. Mentre ci scopriamo "tutti sulla stessa barca, fragili e disorientati", comprendiamo meglio il valore del prendersi cura gli uni degli altri e l'urgenza di camminare insieme su vie di pace. Quest'anno, nonostante le limitazioni imposte dall'emergenza covid, abbiamo voluto celebrare - il primo gennaio - la 54°Giornata Mondiale della Pace, per sostenere il messaggio di Papa Francesco "La cultura della cura come percorso di pace". Purtroppo non si è potuta tenere la tradizionale marcia che coinvolgeva tanti bambini e ragazzi delle periferie della città, ma ugualmente in tanti hanno scelto di iniziare l'anno con un "passo" di pace, partecipando - online o in presenza - alla cerimonia nella basilica dell'Annunziata, presieduta dall'Arcivescovo Marco Tasca. "Di fronte alla cultura dello scarto e dello scontro - ha detto l'Arcivescovo - dobbiamo imparare a prenderci cura e questo presuppone avere interesse per gli altri, non essere centrati solo su noi stessi". Andrea Chiappori, responsabile di Sant'Egidio a Genova, ha ricordato che "manifestare per la pace non é l'espressione di intenzioni pie, ma affermare le convinzioni profonde che guidano scelte e decisioni quotidiane, perché si affermi il progetto di cura e vicinanza alle persone colpite dai conflitti e dalle violenze". Solo insieme e giorno per giorno sarà possibile costruire un mondo di pace e una città vivibile per tutti.

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