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"Sant'Egidio non ha mai smesso, nella sua storia, di combattere contro la solitudine: abbiamo bisogno di occhi, cuore e fantasia per inventare modi nuovi di accompagnare i nostri fratelli più fragili". Con queste parole l'arcivescovo di Genova, Marco Tasca, é intervenuto venerdì 11 febbraio durante la messa da lui celebrata per il cinquantaquattresimo anniversario della Comunità di Sant'Egidio. Le navate barocche della basilica dell'Annunziata erano piene: non solo il nucleo storico che ha portato in Liguria l'esperienza di Sant'Egidio, ma tanti giovani, gli anziani, i disabili del movimento degli Amici, una rappresentanza delle persone servite ed aiutate dalla Comunità. In prima fila le autorità: enti locali, forze dell'ordine, politici e rappresentanti delle istituzioni. "Sant'Egidio conosce bene i gesti di chi costruisce relazioni - ha affermato l'arcivescovo Tasca - e combatte contro la cultura della solitudine: questi gesti sono il pranzo di Natale con i poveri, l'attenzione originale e intelligente agli anziani, i corridoi umanitari. Non basta aiutare le persone che sono nella prova, ma tutti. Abbiamo bisogno di essere accompagnati, anche nelle situazioni che sembrano senza via d'uscita". Nata a Roma il 7 febbraio 1968 e presente a Genova dalla fine degli anni settanta, la Comunità di Sant'Egidio non ha mai smesso di stare accanto a chi é più fragile, soprattutto in questo tempo di pandemia. "La crisi che abbiamo attraversato - ha ricordato Andrea Chiappori, responsabile di Sant'Egidio a Genova nel suo saluto finale, citando il lavoro delle Scuole della Pace per i bambini e i ragazzi - ha lasciato un peso, un deposito nella vita di ciascuno e sembra spesso che la vita dei più fragili sia imprigionata. anche se la chiamiamo spesso indipendenza ed autosufficienza, la solitudine è un rischio e mangia la vita delle persone: vogliamo continuare a lavorare per ricostruire le relazioni".




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